Le nuove frontiere nel trattamento della schizofrenia: ulotaront capostipite di una nuova classe di farmaci

Sono passate sette decadi dall’avvento del primo antipsicotico, la clorpromazina, approvato per il trattamento della schizofrenia. Studi clinici di fase III, dopo studi di fase II con ottimi risultati, sono in corso per la valutazione dell’efficacia, sicurezza e tollerabilità dell’ulotaront in soggetti schizofrenici, con e senza attacchi psicotici acuti. Questa molecola per il suo meccanismo d’azione innovativo, rispetto a tutti gli altri antipsicotici utilizzati, ha ricevuto la designazione di terapia fortemente innovativa (en. breakthrough therapy) da parte dell’agenzia americana Food and Drug Administration (FDA).

Perché servono nuovi farmaci per il trattamento della schizofrenia?

La schizofrenia è una patologia neuropsichiatrica piuttosto complessa e fortemente invalidante, con un impatto socioeconomico drammatico. Questo ultimo aspetto coinvolge non solo la sfera personale, lavorativa ed economica del paziente, ma anche dei famigliari. La schizofrenia inoltre, come patologia mentale, è ancora oggi caratterizzata da un senso di vergogna che porta ad un ritardo della diagnosi e del trattamento, peggiorando quindi la patologia e impattando ulteriormente in maniera negativa la gestione del paziente schizofrenico. Dopo la diagnosi della schizofrenia, attualmente, il trattamento prevede l’utilizzo di antipsicotici detti di seconda generazione o atipici, che, piuttosto che inibire solo i recettori dopaminergici di tipo 2 (D2), inibiscono anche i recettori per la serotonina. Gli antipsicotici di seconda generazione non hanno marcati effetti collaterali tipici degli antipsicotici di prima generazione o tipici (effetti extrapiramidali, tra cui parkinsonismo e discinesia tardiva), ma sono comunque caratterizzati da effetti collaterali come aumento di peso, e nei casi più gravi una vera e propria sindrome metabolica. Inoltre, gli attuali farmaci per il trattamento della schizofrenia hanno efficacia principalmente sui sintomi positivi (aggressività, allucinazioni, delirio) e non sui sintomi negativi (declino cognitivo, disturbi dell’umore, appiattimento del linguaggio, dell’emotività e affettività). Nuovi antipsicotici sono in fase di sviluppo, principalmente perché i sintomi negativi della schizofrenia non rispondono bene agli attuali psicofarmaci in commercio, e poiché i sintomi negativi, spesso cronici, impattano in maniera consistente la qualità di vita e il funzionamento sociale dei soggetti schizofrenici.

Come funziona l’ulotaront?

L’ulotaront, a differenza degli antipsicotici di prima e seconda generazione, va ad attivare un recettore chiamato TAAR1 (recettore associato alle ammine in traccia) e il recettore per la serotonina 5HT1A. Le molecole (agonisti) che attivano il recettore TAAR1 hanno un effetto antipsicotico, tramite la modulazione della iperstimolazione dopaminergica, che invence gli antipsicotici di vecchia generazione inibivano in maniera diretta. Studi preclinici hanno dimostrato che l’ulotaront risulta efficace in diversi modelli animali di schizofrenia. Ad oggi l’ulotaront, per il meccanismo d’azione diverso dagli antipsicotici di prima e seconda generazione, è stato designato dall’FDA come farmaco altamente innovativo per il trattamento della schizofrenia. Inoltre, gli studi clinici di fase II hanno evidenziato che l’ulotaront, oltre ad essere un antipsicotico efficace, è ben tollerato e soprattutto non induce aumento di peso nei pazienti trattati, né cambiamenti ematochimici relativi al metabolismo dei carboidrati o grassi, se confrontati ai soggetti del gruppo placebo Se gli studi di fase III confermeranno l’efficacia e la sicurezza dell’ulotaront, questo farmaco potrebbe rivoluzionare la terapia della schizofrenia, soprattutto perché sembra essere efficace nel contrastare i sintomi negativi della patologia.

Riferimenti bibliografici

  1. Heffernan MLR, Herman LW et al. Ulotaront: A TAAR1 Agonist for the Treatment of Schizophrenia. ACS Med Chem Lett. 2021 Dec 6;13(1):92-98. doi: 10.1021/acsmedchemlett.1c00527. eCollection 2022 Jan 13.
  2. Koblan KS, Justine Kent. A Non-D2-Receptor-Binding Drug for the Treatment of Schizophrenia. N Engl J Med. 2020 Apr 16;382(16):1497-1506. doi: 10.1056/NEJMoa1911772.
  3. Correll CU, Koblan KS et al. Safety and effectiveness of ulotaront (SEP-363856) in schizophrenia: results of a 6-month, open-label extension studyNPJ Schizophr. 2021 Dec 9;7(1):63. doi: 10.1038/s41537-021-00190-z.