Le nuove frontiere del trattamento dell’insonnia, dai barbiturici agli inibitori dei recettori per l’orexina.

Attualmente i principali farmaci per il trattamento dell’insonnia sono le benzodiazepine, che seppur efficaci, danno effetti collaterali che sarebbe meglio evitare soprattutto negli anziani. Recentemente l’agenzia governativa Food and Drug Administration ha approvato per l’insonnia un nuovo farmaco, il daridorexant, in grado di bloccare due recettori per l’orexina.

Perché servono nuovi farmaci per il trattamento dell’insonnia?

L’insonnia è un disturbo del sonno che si manifesta in diversi modi: difficoltà ad addormentarsi, risvegli continui o risveglio anticipato al mattino. Nel caso in cui gli episodi di insonnia diventano continui la qualità della vita dei pazienti si abbassa notevolmente, con un impatto nel funzionamento mattutino del soggetto: stanchezza, irritabilità, disturbi della memoria, peggioramento o induzione della depressione. I barbiturici sono stati i primi farmaci ad azione sedativa-ipnotica, ma per il loro basso profilo di sicurezza, non vengono più utilizzati per il trattamento dell’insonnia e degli stati d’ansia. Attualmente, la terapia dell’insonnia, associata o non associata a stati d’ansia, prevede l’impiego a breve termine di benzodiazepine, sedativi ipnoinducenti, che velocizzano l’addormentamento, riducendo lo stato di veglia. Il sonno promosso dalle benzodiazepine è però caratterizzato da un sonno profondo prolungato, a svantaggio della fase REM (rapid eye movement). Ne consegue che il paziente trattato con benzodiazepine durante la mattina può avvertire un senso di sonnolenza e stanchezza. Gli svantaggi delle benzodiazepine sono quindi sonnolenza, tolleranza ed effetto di rimbalzo “rebound”, a seguito della sospensione. Il rebound aumenta gli stati di agitazione e ansia, accompagnati dall’insonnia. I farmaci zeta, come lo zolpidem, sono degli ipnotici non benzodiazepinici, vengono usati in alternativa alle benzodiazepine, ma danno comunque effetti collaterali negli anziani: come deterioramento cognitivo, aumento dei traumi da caduta, e potenziali interazioni con altri farmaci. In quest’ottica la ricerca si è focalizzata su bersagli farmacologici innovativi, come i recettori per l’oressina (orexin). 1

Come funziona il nuovo farmaco per l’insonnia daridorexant?

Il daridorexant blocca due recettori (OX1 e OX2), che legano l’oressina A e l’oressina B. Bloccando queste vie di segnale, il daridorexant diminuisce lo stato di veglia e aumenta la durata della fase REM del sonno. Uno studio clinico di fase II, ha dimostrato che il daridorexant è efficace per il trattamento dell’insonnia ed è ben tollerato dagli anziani, una categoria piuttosto fragile.1 In particolare, il daridorexant non causa sonnolenza residua al mattino nei soggetti trattati. Questi risultati sono stati poi confermati in uno studio più ampio di fase III, che ha incluso sia anziani (età > 65 anni) che adulti (età < 65 anni). In particolare, l’analisi strumentale del sonno (polisonnografia) ha dimostrato che i soggetti trattati con daridorexant mantengono le diverse fasi del sonno “normale” (sonno leggero, profondo e fase REM), cosa che non avviene con le benzodiazepine. 2

 

Chiara Platania

Referenze

  1. Zammit et al. Daridorexant, a new dual orexin receptor antagonist, in elderly subjects with insomnia disorder Neurology. 2020 May 26;94(21):e2222-e2232.
  2. Mignot et al. Safety and efficacy of daridorexant in patients with insomnia disorder: results from two multicentre, randomised, double-blind, placebo-controlled, phase 3 trials. Lancet Neurol. 2022 Feb;21(2):125-139. doi: 10.1016/S1474-4422(21)00436-1.